Giuseppe de Nittis: l'impressionista pugliese
Uno dei pittori italiani più famosi all’estero, autore delle
suggestive istantanee della Parigi mondana ed elegante di fine Ottocento:
stiamo parlando del giovanissimo Giuseppe De Nittis, che in soli trentotto anni
è riuscito ad affermarsi nel panorama artistico mondiale, alla pari con maestri
del calibro di Monet, Degas e Manet di cui de Nittis era grande amico.
Così de Nittis parla del suo grande amore: “Se mio figlio un giorno mi dovesse domandare dove trovare la
felicità, gli risponderei: nella pittura”.
Innamorato sin da tenera età della pittura, è stato allievo del
napoletano Giovanni Battista Calò e insieme a lui ha sperimentato le prime
esperienze in campo pittorico.
Se volete saperne di più continuate a leggere il prossimo paragrafo.
Per chi di voi non lo sapesse ancora de Nittis è pugliese,
originario della città di Barletta.
Ben presto, però, il giovane de Nittis lascerà la sua città natale per
trasferirsi a Parigi e poi a Londra.
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Londra |
Il soggiorno nelle sofisticate capitali del Nord Europa lo
avvicina allo stile di vita nordico, alla
modernità delle città e dei salotti aristocratici.
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Parigi: La Senna |
Suggestive le rappresentazioni delle fumose stazioni, sulla scia delle atmosfere
romantiche di Turner, e la resa
della nebbia di fumo lasciata dai treni a vapore nelle campagne.
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Nebbia |
Il giovane de Nittis rimane affascinato in particolar modo dai paesaggi nordici, dalle verdi foreste e dalla neve, uno spettacolo mai visto agli occhi del pittore proveniente dalle assolate e così diverse terre del Sud.
Per imprimere sulle sue tele la bellezza e il fascino di questi
paesaggi attribuisce grande importanza al risalto cromatico, alla resa del
volume della luce e dei colori.
“A volte, felice, restavo sotto gli improvvisi acquazzoni.
Perché, credetemi, l’atmosfera io la conosco bene; e l’ho dipinta tante volte.
Conosco tutti i colori, tutti i segreti dell’aria e del cielo nella loro intima
natura. Oh, il cielo!
La natura, io le sono così vicino! L’amo! Quante gioie mi ha dato! Mi ha insegnato tutto: amore e generosità. Mi ha svelato la verità che si cela nel mito… Anteo che riprendeva vigore ogni volta che toccava la Terra, la grande Terra! E con loro il cielo che io mi raffiguro i paesi ove sono vissuto: Napoli, Parigi, Londra. Li ho amati tutti. Amo la vita, amo la natura.
Amo tutto ciò che ho dipinto.”
La natura, io le sono così vicino! L’amo! Quante gioie mi ha dato! Mi ha insegnato tutto: amore e generosità. Mi ha svelato la verità che si cela nel mito… Anteo che riprendeva vigore ogni volta che toccava la Terra, la grande Terra! E con loro il cielo che io mi raffiguro i paesi ove sono vissuto: Napoli, Parigi, Londra. Li ho amati tutti. Amo la vita, amo la natura.
Amo tutto ciò che ho dipinto.”
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Neve |
I salotti di Parigi
Parigi con i suoi boulevards e le eleganti donne parigine
diventano i principali soggetti dei suoi quadri.
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Salotto parigino |
Le donne sono i soggetti privilegiati, ritratte nei luoghi in cui si svolge la vita: nei grandi parchi, lungo le passeggiate, alle corse, nei salotti, nelle stanze delle ricche dimore borghesi.
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Dama con il gatto |
Tra le numerose dame ritratte da de Nittis una donna primeggia: l’amata moglie, nonché sua modella, Léontine Gruvelle.
A 23 anni il pittore sposa Lèontine che influenzerà
notevolmente le scelte sociali ed artistiche del marito.
Lèontine de Nittis
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Lèontine de Nittis |
De Nittis sposa Titine
(così la chiamava, oppure nella forma italianizzata "Titina") subito dopo essersi
conosciuti il 29 aprile 1869 quando lei aveva ventisei anni e lui tre di meno.
Così scrive de Nittis: «Per noi ogni cosa era perfetta e ci
riempiva di gioia. Eravamo due ragazzi senza esperienza. Ci eravamo capiti sin
dal primo incontro. Mia moglie, malgrado la sua aria quieta, era dotata di
molta immaginazione e io, da parte mia, non ho mai avuto abitudini di vita
convenzionali. Così ho sviluppato in mia moglie, a nostra stessa insaputa,
l'indifferenza per le forme esteriori, e, uniti, abbiamo proceduto nel nostro
sogno. E mi è piaciuto che il suo ideale si limitasse a me, come il mio alla
pittura. (...)
Per lei come per me, la natura parlava lo stesso linguaggio.
Ella mi è stata compagna, amica, modella e moglie». (...)
Dalle parole di de
Nittis traspare un’immagine di Titine come moglie fragile e devota, una
figura quasi idealizzata.
Giuseppe de Nittis ritrae spesso la bella moglie Leontine, dedicando grande attenzione
ai particolari dell’abbigliamento che rivela, attraverso la percezione delicata
della femminilità, una raffinata
indagine psicologica.
Eppure Lèontine è stata un’abile amministatrice dei guadagni e
della celebrità del marito.
Fu lei soprattutto a gestire il difficile rapporto con il
mercante Goupil con cui i De Nittis
avevano contratto un debito tanto alto che Léontine non riusciva ad estinguere
ancora a sei anni dalla scomparsa di Peppino.
La ricercatezza del salotto
di casa De Nittis, frequentato ogni
sabato da un numero straordinario di celebrità, si deve alla stessa Titine che
ha cercato sempre di assecondare le passioni e le ambizioni del marito,
superando i suoi stessi limiti e paure, come nel farsi ritrarre sulla barca,
lei che aveva paura del mare!
Inoltre, si deve alla stessa Lèontine la donazione delle opere
del marito alla Pinacoteca de Nittis di
Barletta.
L'esposizione permanente si trova all'interno dello splendido Palazzo Marra a Barletta.
Il capolavoro di de Nittis: Colazione in giardino
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Colazione in giardino |
Indubbiamente il capolavoro indiscusso e una tra le opere più celebri di de Nittis.
Si può osservare in ogni dettaglio dell’opera l'estremo
tentativo di trasmettere sulla tela ciò che l'occhio può cogliere in un istante
e poi cambiare l'attimo dopo: l’impressione.
Lo spettatore coglie i giochi di luce ed ombre, i riflessi
sull’argenteria e sui bicchieri di cristallo.
Si resta quasi ipnotizzati, perché non è possibile memorizzare
un’immagine unica del quadro.
Le impressioni non sono mai uguali a se stesse ma sempre
mutevoli.
Con questa opera che si colloca alla pari dei suoi amici e
colleghi Manet e Monet, principale esponente del movimento impressionista.
Il giapponismo di de
Nittis
L’arte giapponese viene scoperta dagli occidentali verso la
seconda metà dell'800, quando gli artisti giapponesi partecipano alle
esposizioni internazionali.
Ed è in questa occasione che avviene l'incontro tra gli
impressionisti e l'arte giapponese, di cui il maggior esponente è Katsushika
Hokusai, un grandissimo maestro dell’inquadratura delle immagini e i colori
brillanti e contrastanti.
Questo incontro fra due modi di concepire l'arte dà vita al
fenomeno noto come Giapponismo.
Monet ne risulta così affascinato che molti suoi quadri
riproducono soggetti tipici giapponesi: il kimono, i ventaglio, le ninfee,
nonché il famoso quadro del ponte giapponese che ritrae proprio il ponte che
lo stesso Monet aveva allestito nel suo giardino.
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Anche de Nittis viene influenzato dal Giapponismo, in particolare nella sua ultima produzione, dove ritrae la moglie con il kimono, i ventagli e i crisantemi, fiori nazionali in Giappone, la cui bellezza viene celebrata ogni anno dall'Imperatore che, in occasione della fioritura, apre al pubblico i giardini della Reggia.
per saperne di più sulla tradizione giapponese visita l'articolo sullo Hinamatsuri.
De Nittis raggiunge l’apice della sua carriera all'Esposizione
Universale del 1878 a Parigi conquistando la fama mondiale.
Ma, proprio al culmine del successo, viene colpito da un un fulminante ictus cerebrale, Muore nel 1884 a Saint-Germain-en-Laye.
Informazioni utili
L’esposizione permanente alla Pinacoteca de Nittis ripercorre
tutte le fasi della produzione del pittore, partendo dagli esordi fino
all’ultima produzione, con gli interessati “non-finiti”.
Riguardo queste ultime opere non si sa se non sono state
portate a termine a causa della morte prematura del maestro oppure si tratta di
una nuova forma sperimentale di arte.
È possibile visitare la Pinacoteca tutti i giorni.
Ricordate che la prima domenica del mese l'ingresso è gratuito.
Per informazioni aggiornate su orari e visite andate sulla
pagina ufficiale.
Barletta: must da non perdere
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Castello di Barletta |
Barletta è la famosa città della Disfida, lo scontro medievale tenutosi il 13 febbraio 1503 nella
mattina di Sant'Elia (in territorio di Trani, all'epoca dei fatti sotto
giurisdizione veneziana), fra tredici cavalieri italiani (sotto l'egida
spagnola) e altrettanti cavalieri francesi. Il confronto finì con la vittoria
degli italiani.
Sempre a Barletta si trova la gigantesca statua bronzea dell’Eraclio, il Colosso alto ben 4,50 metri
risalente al V secolo.
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Eraclio |
L’opera, di fattura bizantina, raffigura probabilmente l'imperatore Teodosio II
e fu eretta con molta probabilità da Valentiniano III a Ravenna nel 439.
Per un tour completo della città visitate il Castello con
le sue imponenti mura, i bastioni, le segrete.
Il castello ospita, inoltre, l’interessante museo civico dove
sono esposte opere di eccellenti artisti pugliesi.
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